Dalla finestra

 

«La gioia nell’osservare e nel comprendere

è il dono più bello della natura».

Albert Einstein,

fisico tedesco, naturalizzato svizzero e statunitense,

premio Nobel per la fisica nel 1921.

(Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955).

 

Ogni finestra è come l’occhio di un bambino che si schiude al mondo e, magnificamente, sogna.

Con gli occhi sgranati, dietro a quelle finestre, ci siamo noi:

«L’occhio desidera grazia e bellezza» (Sir 40,22), leggiamo nella Sacra Scrittura.

 

Tutti ci affacciamo ad una finestra per respirare, osservare, riflettere e fantasticare, cercando un po’ d’evasione;

immersi in orizzonti di libertà e di speranza infinita, che magari ci fanno pensare di rivedere chi non c’è più accanto a noi, avvistiamo prospettive stupende, sondiamo l’enigmatico e scrutiamo tante storie celate che altri non immaginano.

 

Dalla finestra, comodi appoggiando i gomiti sul davanzale, guardiamo il mondo ricco di vividi colori, con le sue ombre, sfumature e chiaroscuri, scorgendo vecchi e nuovi sentieri, vecchi e nuovi mondi, nell’alternarsi delle stagioni;

ammiriamo i fiori sbocciare, coronati da farfalle e api impollinatrici danzanti, gli alberi oscillare con il vento, le pecore e le capre brucare l’erba, gli asini scalciare, i cavalli scalpitare, i campi di grano, orzo, avena e mais ondulare con il venticello, i rigogliosi vigneti, castagneti e uliveti, i comignoli spifferare fumo, la nitida nebbiolina sospesa tra le distese, i monti e le vallate adornate da faggi, querce, pioppi, olmi…

rimiriamo le variegate tonalità del cielo, decorato da luminose nubi stratiformi e cumuliformi, l’effimero arcobaleno, il sole e la luna sorgere e tramontare, le stelle e la più splendente stella del mattino, le meteore e i fulmini, consapevoli che è il cielo il compimento di questa nostra terra…

 

Dalla finestra vediamo e ascoltiamo i bambini gioire, gli adulti interloquire, gli anziani passeggiare, i bandisti esibirsi in celebri operette, con marce e sfilate…

udiamo il chicchirichì dei galli, il cinguettio degli uccelli, il frinire delle cicale e dei grilli, il miagolio dei gatti, il guaiolare delle volpi, l’abbaiare dei cani, l’ululare dei lupi, il grugnire dei maiali, il muggire delle vacche, il sibilo dei venti, il fruscio delle foglie, il gorgoglio dei torrenti, lo sciabordio dei fiumi, lo scroscio delle piogge, il rombo dei tuoni…

 

Dalla finestra, con empatia, cerchiamo il benessere, che caratterizza la nostra felicità, certi che la fermezza e la determinazione, fusi armoniosamente, possono aiutarci a realizzare i nostri ambiti desideri:

«Solo il seme che rompe il suo guscio è capace d’osare l’avventura della vita», annota Gibran Khalil Gibran1.

 

Dalla finestra tutto c’induce a contemplare le meraviglie infinite del creato che, incessantemente, soffre per la nostra irrispettosa incuria;

dimentichiamo che, noi stessi, siamo generati dalla terra e che proprio alla terra ritorniamo (cfr. Gn 2,7; Gn 3,19).

 

Un proverbio della tradizione italiana, derivante da diversi antichi modi di dire in vernacolo meridionale, sostiene che «La vita è un’affacciata alla finestra», ricordandoci la caducità di questa nostra vita e di come occorre, per quanto sia possibile, viverla al meglio.

 

Interroghiamo, dunque, la nostra coscienza sulla nostra esistenza:

scaturisce la curiosità, l’esigenza e l’impegno di conoscere meglio chi siamo, come viviamo, quale compito abbiamo, quale ruolo rivestiamo e in quale ambito della società;

emerge, con urgenza, la ricerca dell’essere, che ci rivela di fare sempre qualcosa di buono, utile e bello per favorire, implementare e promuovere il bene comune:

l’amore per il prossimo, il rispetto per le scelte dell’altro, la cura e il sostegno reciproco.

 

Ci sentiamo potenti da sempre ma, al tempo stesso e continuamente, cerchiamo qualcuno che sia superiore a noi per chiedere aiuto, conforto e protezione, magari affermando:

«Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio», come scrive san Francesco d’Assisi2.

 

Ruvo del Monte, 29 agosto 2003.

 

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1 Gibran Khalil Gibran, più noto come Khalil Gibran o Kahlil Gibran, in arabo جبران خليل جبران‎, Jubrān Khalīl Jubrān, (Bsharre, 6 gennaio 1883 – New York, 10 aprile 1931), è un poeta, pittore e aforista libanese, naturalizzato statunitense.

2 San Francesco d’Assisi, al secolo Giovanni di Pietro di Bernardone, (Assisi, 1181/1182 – Assisi, 3 ottobre 1226), è un religioso e poeta italiano, diacono e fondatore dell’ordine che da lui prende il nome, Ordine Francescano. È canonizzato da papa Gregorio IX nel 1228. È proclamato patrono principale d’Italia da papa Pio XII il 18 giugno 1939, da Preghiera Omnipotens, Lettera a tutto l’Ordine, Fonti Francescane 233.

 

 

Pubblicazione:

Lunedì 29 agosto 2024, 20:00

 

 

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