Lo sguardo
«Il volto è lo specchio della mente,
e gli occhi senza parlare confessano i segreti del cuore».
San Girolamo,
Sofronio Eusebio Girolamo, noto anche come san Girolamo, Gerolamo o Geronimo,
(Stridone, 347 – Betlemme, 30 settembre 420),
biblista, traduttore, teologo e monaco cristiano romano.
Ciò che osserviamo negli altri è osservato da altri in noi.
Appare, sovente, la trasparenza della verità o il torpore della bugia impressa nei nostri occhi, nello sguardo e nella relativa espressione del volto.
Questi tre elementi sono relazione di luce e ombra che va oltre il visibile e, nel silenzio, fedelmente ci fanno comunicare i nostri stati d’animo, manifestare il nostro carattere e riflettere la nostra profondità;
trasmettiamo l’empatia, l’amore, l’odio, la gelosia, la curiosità, la paura e l’interesse, senza proferire nessuna parola.
Le parole, infatti, possono essere distorte o dissimulate, ma non lo stato d’animo.
«Gli occhi sono lo specchio dell’anima» sostiene una metafora della tradizione orale popolare, come «Guardami negli occhi».
Gli occhi sono un importate organo umano di senso dell’apparato visivo;
possono essere di colore ambra, verdi, azzurri, grigi, nocciola o marrone;
la loro forma può essere aperta, chiusa, socchiusa, semichiusa, sbarrata o sgranata;
la loro espressione può essere viva, vivace, chiara, limpida, livida, infossata, cerchiata, guercia, cisposa, velata o spenta.
«Ogni occhio ha il suo sguardo» e «Uno sguardo vale più di mille parole», recitano questi altri noti modi di dire.
«L’anima che con gli occhi può parlare anche con lo sguardo può baciare», leggiamo nei versi di Gustavo Adolfo Claudio Domínguez Bastida1.
Lo sguardo, rivelazione dell’atto visivo, può essere espressivo, inespressivo, vivo, vivace, vispo, spento, sonnacchioso, assonnato, acuto, penetrante, indagatore, smarrito, imbambolato, indifferente, truce, bieco, cupo, torvo, chiaro, limpido, sereno e solare.
Lo sguardo influenza profondamente le nostre interazioni sociali, così come la nostra e altrui percezione.
È nello sguardo che si cela l’anima di una persona.
Lo scambio d’emozioni avviene nell’incontro di sguardi, che va oltre il visibile e ci racconta.
«Cogliere con uno sguardo un’immagine del mondo è arte. Ma quante cose entrano in un occhio!», scrive Karl Kraus2.
Sono tante le pagine scritte con i nostri occhi e sguardi, che testimoniano le nostre storie.
Auspichiamo che i nostri racconti siano improntati soltanto all’umiltà:
«A cosa mi servirà la vita se in essa non camminerò in umiltà?» scrive assertivamente il venerabile Domenico Blasucci3;
«Lo sguardo di Dio penetra gli abissi, va di eternità in eternità, ma si posa come colomba sull’umiltà della sua serva (Lc 1,48)» scrive padre Ermes Ronchi4.
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1 Gustavo Adolfo Claudio Domínguez Bastida, più noto come Gustavo Adolfo Bécquer, (Siviglia, 17 febbraio 1836 – Madrid, 22 dicembre 1870), poeta, scrittore e giornalista spagnolo, dalla poesia Sappi – se qualche volta le tue rosse labbra.
2 Karl Kraus, (Jičín, 28 aprile 1874 – Vienna, 12 giugno 1936), scrittore, giornalista, aforista, umorista, saggista, commediografo, poeta e autore satirico austriaco.
3 Venerabile Domenico Blasucci, (Ruvo del Monte, 5 marzo 1732 – Materdomini di Caposele, 2 novembre 1752), studente professo della Congregazione del SS. Redentore, proclamato venerabile da papa san Pio X il 23 maggio 1906, dal Librettino, manoscritto in cui annota i suoi pensieri e le sue rivelazioni durante il Noviziato.
Per informazioni sul venerabile Domenico Blasucci si veda il sito web www.domenicoblasucci.it.
4 Ermes Ronchi, (Racchiuso di Attimis, 16 agosto 1947), presbitero e teologo italiano dell’Ordine dei Servi di Maria, da Il linguaggio degli occhi nella Bibbia, in Lo sguardo di Maria sul mondo contemporaneo, Edizioni AMI, Roma 2005.
Pubblicazione:
Domenica 4 agosto 2024, 23:10
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