Agiamo!
«Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi».
Eraclito,
filosofo greco antico,
uno dei maggiori pensatori pensocratici,
(Efeso, 535 a.C. – Efeso, 475 a.C.).
Ogni giorno ci capita d’ascoltare e alimentare lagnanze di questo genere:
«I politici sono corrotti… Non c’è più rispetto… I giovani, ormai, sono alla deriva… I delitti si moltiplicano… La stupidità dilaga
Non funziona più niente… Il mondo è finito…, ecc., ecc.».
È l’esito, triste, di una società indebolita nei valori morali, dove le virtù sembrano essersi dissolte come la nebbia allo spuntare del sole, e che, sempre più, intende fondarsi su astuzia, intrigo, inganno, potere…
Tutti siamo coinvolti in questi fenomeni e ne subiamo le sorti;
non è ragionevole, quindi, limitarci a rimanere spettatori inerti e distaccati, rifugiandoci nell’oasi solitaria del nostro egoismo e protestare, divenendo irosi e aggressivi, pensando che solo ad altri spetti la mansione di risolvere questi foschi problemi sociali.
Non tutto dipende da noi, ma anche a noi compete donare luce a tanti spazi collettivi, apportando le nostre umili competenze.
Il filosofo cinese Confucio1, circa cinquecento anni prima di Cristo, nei suoi Dialoghi scrive:
«Se sei immerso nel buio, vale di più una candelina invece di mille fiammeggianti proteste contro l’oscurità».
La fiamma di una candela, simile a una lacrima, è dovuta a una complessa interazione di principi fisici e chimici ed è uno degli emblemi che accompagna l’uomo dalla notte dei tempi:
simboleggia la luce interiore che brilla in ognuno di noi.
Il drammaturgo inglese William Shakespeare2, circa millecinquecento anni dopo Cristo e duemila dopo Confucio e similmente a lui, annota:
«Come sparge lontano il suo chiarore una piccola candela, così splende una buona azione in un mondo malvagio».
Le celebri citazioni di Confucio e Shakespeare sono due vibranti inviti all’agire e a non assumere un atteggiamento freddo, indifferente e reticente verso i malesseri presenti nella nostra valle oscura.
Adoperiamoci a realizzare piccole opere buone e saremo una minuscola candela di luce per noi e per gli altri.
La parola candela, derivante dal latino candere, significa essere bianco e splendere.
Tre Vangeli sinottici e una lettera dell’apostolo Pietro ci narrano la trasfigurazione di Gesù, sul monte Tabor, descrivendoci lo stupefacente candore delle Sue vesti come la luce e lo straordinario splendore del Suo volto come il sole (cfr. Mt 17,1–8; Mc 9, 2–8; Lc 9,28–36; 2 Pt 1,16–19).
Gesù, sole che sorge dall’alto (Lc 1,78), è luce del mondo e, seguendolo, ci dona la luce di vita (cfr. Gv 8,12) e ci trasforma in luce del mondo (cfr. Mt 5,14), antidoti al delirio d’agitazione e indolenza presente nei nostri ambienti vitali.
Volgiamoci ogni giorno, con umiltà, semplicità di cuore, mente e anima, verso il Sole che dirige i nostri passi (cfr. Lc 1,78–79), per nutrirci, crescere in forza, serenità e bellezza come i fusti, le foglie e i fiori, e riscopriremo il mistero dell’essere e dell’esistere.
Non dimentichiamoci che «Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili» (1 Pt 5,5) e che «È molto più importante accendere una piccola candela che maledire l’oscurità», scrive ancora il saggio Confucio, originando questo tradizionale proverbio cinese.
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1 Confucio, (K’üh-feu hsien, 28 settembre 551 a.C. – K’üh-feu hsien, 11 aprile 479 a.C., date approssimative) è un educatore, uomo di stato e filosofo cinese.
2 William Shakespeare, (Stratford–upon–Avon, 23 aprile 1564 – Stratford–upon–Avon, 23 aprile 1616), è un drammaturgo e poeta inglese.
Pubblicazione:
Venerdì 20 dicembre 2024, 19:45
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