Lascesi*

 

«Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna,

senza sapere che la vera felicità sta nel modo di salire la scarpata».
Johnny Welch,

comico, attore e scrittore messicano,

(Città del Messico, 8 agosto 1959).

 

 

Il premio cui aspiriamo, certamente, è la vetta del monte, ma la vera sfida è la scalata dell’imponente montagna, che dal basso della valle, dove la pianura incrocia l’altura, sembra essere insormontabile.

È nella salita che mettiamo alla prova la nostra forza di volontà.

È nella salita che mettiamo alla prova i nostri affanni, le nostre stanchezze e le nostre debolezze.

È ancora nella salita che pensiamo a coloro cui vogliamo bene e che ci esortano a inerpicarci sul monte per raggiungere l’ambita meta.

Sono le diverse difficoltà della vita che ci aiutano a non demordere l’ascesi.

Non dimentichiamoci che la Bibbia, dall’Antico al Nuovo testamento, riporta che:

– sul Monte Ararat, in Turchia, s’è posata l’Arca di Noè (cfr. Gn 8,4), al termine del Diluvio (cfr. Gn 6,7,8,9);

– sul Monte Moriah, in Israele, Dio mette alla prova la fede di Abramo, ordinandogli di sacrificare il proprio figlio Isacco (cfr. Gn 22,1–14);

– sul Monte Sinai anche conosciuto come Monte Horeb o Monte Musa, in Egitto, Dio chiama Mosè attraverso il roveto ardente (crf. Es 3,1–22), molti anni dopo, gli consegna il Decalogo (cfr. Es 20,1–26) e, alcuni secoli dopo, al rumore di un’aura lieve, dona la teofania ad Elia (cfr. 1Re 19,1–18);

– sul Monte delle Beatitudini, in Israele, Gesù compie il Discorso della montagna (cfr. Mt 5,1–12);

– sul Monte Tabor, in Israele, Gesù è trasfigurato alla presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni (cfr. Mt 17,1–9);

– sul Monte Calvario, in Palestina, Gesù è crocifisso (cfr. Mt 27,31–50; Mc 15,20–37; Lc 23,26–46; Gv 19,14–30).

Quando, finalmente, giungiamo sulla sommità, dov’è visibile l’altro versante del monte, colmi di tante riflessioni, esultiamo a braccia aperte, tra le folate di vento.

La salita ci ha stremati e quasi la montagna ci sembra che non esista più ma, da quest’apice di confine tra finito e infinito leopardiano, immensità  e  solitudine, immersi nel silenzio, nella contemplazione, nella pura e intensa luce, il nostro spirito e la nostra anima si schiudono e s’intrecciano in gioia d’amore.

Abbiamo raggiunto la Terra promessa (cfr. Gs 2,1–13) e abbiamo trovato il ristoro per la nostra vita (cfr. Mt 11,29).

Tutto ci appare minuscolo e quasi ci fa sentire cooperatori del mondo perché, come ci ha promesso il Cristo, porteremo più frutto (cfr. Gv 15,2) e, attraverso i nostri rami, saremo il nido per gli uccelli (cfr. Mt 13,32).

 

______________________________

 

* Questo testo fa parte di un percorso formativo settimanale che ho proposto ai soci del Settore Adulti dell’Azione Cattolica Parrocchiale di Ruvo del Monte, nell’anno associativo 1999/2000.

È stato, in seguito, utilizzato in altri gruppi parrocchiali.

 

 

Pubblicazione:

Domenica 23 giugno 2024, 20:45

 

 

Copyright © 2024 Strada Facendo di Michele Donato Grieco ® Tutti i diritti sono riservati.

    

Ferrieri web