Il silenzio
«Il silenzio appartiene alla struttura fondamentale dell’uomo».
Da Il mondo del silenzio
di Max Picard,
scrittore svizzero.
(Schopfheim, 5 giugno 1888 – Sorengo, 3 ottobre 1965).
Il silenzio è espressione umana, divina e demoniaca.
Siamo nati custodi del silenzio e, durante la nostra vita, a volte ne siamo attratti e altre volte lo respingiamo, a volte ne siamo cultori e altre volte le vittime.
Il silenzio è dentro e fuori di noi, prima, ora e domani; è uno spazio vuoto tra le parole, i suoni e i rumori, presenti intorno ai nostri gesti ordinari.
Il silenzio è arte poliedrica, che ci affascina, ci sfida e ci preoccupa; ci pone dei dubbi, delle incertezze e delle perplessità.
Il silenzio è sussurro d’armoniosa serenità del nostro respiro, favorisce la nostra concentrazione e genera una dimensione interiore tersa; è protagonista di momenti belli e importanti della nostra vita.
«Il silenzio è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell’amore, dell’ira, della meraviglia, del timore» scrive Giacomo Leopardi, poeta, filosofo, scrittore e filologo italiano.
Gesù, nel silenzio, risorge dai morti (cfr. Mt 28,1–10; Mc 16,1–8; Lc 24,1–12; Gv 20,1–10; 1Cor 15,20; At 10,40) e inaugura la vita nuova che dura per sempre (cfr. 2Tm 1,10).
Le nostre anime trovano il sublime riparo nel silenzio; poniamo l’ordine in noi stessi, silenziosamente, permettendo alla nostra vita spirituale di germogliare.
Il silenzio, acuendo la nostra sensibilità, ci dona delle infinite intuizioni.
Nel silenzio gioiamo, piangiamo e conserviamo intatta la dignità dopo un’umiliazione; ascoltiamo il cuore e la mente imparando a ritrovare la fiducia in noi stessi.
Nel silenzio plachiamo gli sdegni, i timori e le inquietudini; preghiamo, leggiamo, studiamo, pensiamo, meditiamo, contempliamo e scriviamo.
È nel silenzio che scopriamo noi stessi, abbracciamo la verità e permettiamo all’oscurità interiore di volgere il nostro sguardo colmo di speranza verso un’alba nuova, radiosa e sorprendente, nell’orizzonte sconfinato.
«Nel mare del silenzio» cantiamo in alcune funzioni ecclesiali, con le prime quattro parole della prima strofa del canto liturgico Il disegno, scritto da Alberto Marani.
Quando assistiamo alla morte altrui abbiamo bisogno di raccoglimento e «Sovranità del silenzio» volendo esprimerci come David Le Breton, sociologo e antropologo francese, docente all’Università di Strasburgo.
Silenti, infine, entriamo per sempre nella nostra morte.
Pubblicazione:
Domenica 28 luglio 2024, 19:30
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