Ad maiora
«La pazienza, la perseveranza e il sudato lavoro creano un’imbattibile
combinazione per il successo».
Napoleon Hill,
scrittore e saggista statunitense,
(Pound, 26 ottobre 1883 – Greenville, 8 novembre 1970).
«L’eccellenza è il risultato graduale dello sforzo costante di far meglio».
Patrick James Riley, detto Pat,
ex cestista, allenatore di pallacanestro e dirigente sportive statunitense,
(Rome, 20 marzo 1945).
Oggi pomeriggio, per la prima volta, sono stato ricevuto in udienza privata da monsignor Ciro Fanelli1, nuovo vescovo della Diocesi di Melfi–Rapolla–Venosa, in uno studio dell’antico e incantevole episcopio di Melfi. Al termine del cordiale e gradevole lungo incontro m’ha salutato stringendomi la mano, abbracciato con affetto umano oltre che di padre e pastore e accompagnato al portone d’uscita dove, porgendomi una riverente pacca sulla spalla per un ulteriore ultimo saluto, tra le altre cose sorridendomi m’ha detto: «Carissimo Michele Donato, ad maiora semper».
Utilizziamo la nota e stringata locuzione latina «Ad maiora», a volte con un «Semper» rafforzativo, letteralmente tradotta in italiano in «Verso cose maggiori» e «Verso cose maggiori sempre», per augurare ulteriori e maggiori successi a chi ne ha conseguito di soddisfacenti.
È un auspicio generoso e fortemente empatico, che solo la capacità sintetica del latino esprime al meglio, in uso in tutti i Paesi in cui la propria lingua deriva da quella flessiva latina.
Lo stesso modo di dire, in ambito cristiano, è un invito a impegnarci sempre di più e meglio e non fermarci su quanto abbiamo realizzato.
L’essere appagati, infatti, in alcuni casi può sortire l’effetto nefasto della pigrizia, ultimo dei sette peccati, o vizi, capitali2, cui sono accomunati ozio, egoismo, inerzia e disimpegno.
Quando nella vita spirituale e sociale non avanziamo arretriamo, incorrendo nell’insicurezza permanente che ci tortura, ci rende agitati e insoddisfatti, fino a minare la fiducia nelle nostre capacità.
Rinunciamo alle cose che ci trasformano in statue di sale, come capita alla moglie di Lot quando si volta indietro per guardare le città di Sodoma e Gomorra (cfr. Gn 19,23–26).
Attingiamo dall’insegnamento di Gesù: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12), ricordandoci che segno di carità e animo nobile è la generosità, pur praticandola, a fatica, nella nostra società caotica.
Ruvo del Monte, 10 aprile 2018.
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1 Monsignor Ciro Fanelli, (Lucera, 2 ottobre 1964), eletto da papa Francesco vescovo della Diocesi di Melfi–Rapolla–Venosa il 4 agosto 2017, ordinato Vescovo nella Basilica cattedrale di Santa Maria Assunta–Santuario di Santa Maria Patrona a Lucera da monsignor Giuseppe Giuliano il 18 ottobre 2017, ha preso possesso canonico della Diocesi il 4 novembre 2017.
2 Chiesa Cattolica, Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1992, n. 1886, pag. 513.
Pubblicazione:
Giovedì 10 aprile 2025, 05:15
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